Seguici su
Cerca

Descrizione


Riportiamo una descrizione di Ponzone all'inizio del 1600.
1605 203 - Ponzone Infeudato da S.A. con Castello in Fortezza, del quale e sempre state tenuto buon conto per la qualità del sito eminente e da una parte inaccessibile. S.A. deputa un castellano a suo beneplacito, il quale ha cura delle guardie del Castello con stipendio ordinario e certo presidio, che secondo le occasioni si accresce e si diminuisce. La Podestaria è nuovamente separata dalla Castellania, gli esercizi dei quali erano per il passato uniti ed in solido del Castellano, al quale resta la detta Castellania, essendosi ridotta la Podestaria al solito costume del biennio. E' deputato il Podestà da S.A., nominando la comunità tre pratici. Il molino, i pedaggi ed i bandi campestri sono stati poco fa venduti da questa Camera alli M. Mag. Sig. Capitano Matthia, Girolamo ed Alessandro, fratelli Grattarola, del quale pedaggio sono esenti le robe, che si conducono per uso e servizio degli uomini del luogo, e resta ogni uno franco al tempo delle fiere della terra. Fa fuochi 32, bocche 1589, soldati 293, Registro lire 171 . (Le Città, le Terre ed i Castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, Cancelliere del Senato di Casale) II Seicento è il secolo che segnerà definitivamente il destino di Ponzone, con la distruzione totale del suo secolare castello. Si può dire che fu quasi un incidente della storia: coinvolto nelle guerre di successione, occupato e abbandonato ora dai francesi ora dagli spagnoli, fu demolito come un ostacolo da eliminare ad ogni costo. II Seicento - come vedremo - ebbe a Ponzone anche momenti di grande religiosità, come la donazione per 1'erezione di un convento, la ricostruzione del Santuario della Pieve e I'inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale. Per ciò che riguarda la storia militare del Castello, riportiamo i brani di alcune cronache dell'epoca riferite agli anni cruciali dal 1628 al 1646, 1'anno del diroccamento del castello.

1628, 13-26 SETTEMBRE "... (a fine Agosto) deliberandosi due imprese, l'una delle colline e l'altra di Ponzone, terra forte sull'alto di un colle, a mezzo appunto la strada, per dove dal mare di Savona si viene in Acqui... A questa impresa fu deputato il Conte Luigi Trotti col maestro di Campo Marcantonio Brancaccio napoletano, coi loro terzi. Erano quivi da cinquecento soldati di presidio oltre a centocinquanta, (alcune cronache riportano 1500) fanti, parte terrieri, parte delle vicine ville, i quali per sfuggire i disagi e gli incontri delle guerre vi si erano, come in luogo forte e di sicurezza, ridotti. V'erano ancora entrati da cento francesi, persone buona parte di conto venute da Mantova... Costoro, fortificate le parti più alte, e circondata la terra di trincee, munirono ancora di ripari certa chiesa, a piè del colle verso quella parte, all'apposito della quale stava il Brancaccio coi suoi napoletani alloggiato, pensando far qui testa e difendersi. Ma, assaliti dal Brancaccio, non potendo resistere furono costretti abbandonare il posto, e ritirarsi verso l'alto del colle; e, i napoletani, occupata la chiesa, aspettarono il Trotti, il quale con due pezzi d'artiglieria il giorno seguente sopravvenne... e per due giorni si stette da varie parti con quei del colle scaramucciando... Ma essendo gli assalitori nell'oscuro della notte saliti fin sotto le trincee... i difensori, parte sbigottiti per la novità dell'assalto, parte offesi dalle palle delle artiglierie le quali, percuotendo nelle trincee spargevano loro la terra negli occhi, parte ancora veggendosi inferiori di numero al circuito grande delle fortificazioni e perciò dubitando che i nemici entrassero per qualche parte più sprovveduta, abbandonata la difesa si ritirarono nel castello. La terra venne in podestà degli assalitori, i quali saccheggiatala incontamente, ottennero poscia la sera il castello, che patteggiò la facoltà d'uscire gli ufficiali coll'arme e i bagagli, e i soldati colle sole spade. Ma usciti, avevano appena camminato due miglia, furono, contro i patti della dedizione, barbaramente spogliati da' Napoletani, e dagli altri fino alla camicia e molti fino alla nudità stessa della persona; avendone gli assalitori tratto, per quel che se ne disse, grosso bottino di denari". (CAPRIATA, dell'Historia, ecc., 1638) Tra gli assediati vi sarebbero stati circa cento morti; gli assalitori lasciarono sul campo venti morti e quaranta feriti. (GHILINI G., Annali di Alessandria, 1666) Sorte ancor più crudele, se possibile, toccò ai ponzonesi: la chiesa fu profanata il 29 Settembre dagli Spagnoli, che uccisero alcune persone davanti all'altare maggiore. Altri furono uccisi sul sagrato, compresi otto francesi. Non si contano i danni ai fabbricati e agli arredi, al punto che le soldatesche spagnole furono chiamate nuovi lanzi.

1646, Giugno-Agosto II Marchese Giovanni Francesco Serra, per conto degli Spagnoli, va «all'espropriazione di Ponzone e frattanto che dimorò il contestabile in Acqui fece fare le mine sotto al castello di quella città per farlo volare in aria e levar di questa maniera ai francesi I'occasione di annidarvisi per I'avvenire. Mentre tuttavia lavorava il Marchese Serra sotto il castello di Ponzone con gli approcci, e massime a far le mine per obbligar con quelle i difensori alla resa... Benchè il Marchese Serra facesse con poco frutto lavorare i minatori e tagliapietre intorno alle mine del castello di Ponzone, dove si trovavano invece di terra duri scogli, con tutto ciò avanzatosi la notte del 12 Agosto con le gallerie armate di travi e dalla testa e dai lati perchè facessero resistenza alle pietre che dagli assediati venivano precipitate, fece dai minatori scavare con tanta prestezza che la mattina del 15, giorno festivo dell'Assunzione di Maria Vergine, il governatore di quel castello fu costretto a rendersi a patti, come fece, uscendone la mattina seguente col presidio e fu convogliato a Nizza della Paglia. Il 16 Agosto il Contestabile di Castiglia, governatore dello Stato di Milano si partì da Acqui per andare a visitare il suddetto castello di Ponzone, ove, tenuto consiglio, nel quale fu consultato e deciso di smantellare detto castello, il che fu eseguito il 19 Agosto, sbalzandolo in aria». (Ghilini G. Annali di Alessandria, 1666)

Si è già ricordato come in questo secolo, il Seicento, cosi carico di eventi negativi per la nostra Comunità, vi furono tuttavia anche episodi che testimoniarono ancora la forza di questo territorio e delle sue genti.
1587-1627 Verso la fine del XVI Secolo viene avviata la ricostruzione della nostra attuale bellissima chiesa parrocchiale. In verità per alcuni anni la fabbrica langue per carenz'a di soldi, ma nei primi anni del Seicento viene portata a compimento, grazie anche alla munificenza dei Gonzaga, duchi di Mantova, sotto il cui possesso era passato Ponzone. L'inaugurazione della nuova Chiesa avvenne il 22 Agosto 1627 con una so-lenne cerimonia alla presenza del Vescovo di Acqui, Gregorio Pedroca mantovano, il quale «ecclesiam hanc et altare majus sacris ritibus... consecravit».
1631-1641 Il 4 Dicembre 1631 il prete Giacomo Voglino dona a favore dei Padri Agostiniani dell'Osservanza di Lombardia tutti i suoi beni mobili e immobili «con che però per parte dei medesimi venisse fondato ed eretto un Convento di detto ordine nel luogo di Ponzone ed in attiguità della Chiesa di San Bernardo». (ARCHIVIO STATO TORINO, Opere Pie, ms. 1 82)
1694 La ricostruzione del Santuario della Pieve. Ecco come 1'avvenimento e stato descritto da Mons. Agostino Filipetti: «La costruzione della Chiesa attuale venne iniziata nell'anno 1694 su disegno delI'arch. G.B. ... essendo Priori 1'alfiere Tomaso Viazzi e Domenico Ivaldi, prestando la popolazione gratuitamente le braccia. Altri benefattori della bella chiesa sorgente, a una sola navata, furono i rettori predetti Viazzi e Ivaldi; I'arcidiacono e Conte Guido Porta vicario generale della diocesi; Paolo Antonio Pizzorni, signore di Morsano. (FILIPETTI A., Brevi notizie storiche intorno al Santuario di Nostra Signora della Pieve, Genova, 1929)

Siamo a metà Ottocento. Ecco come è descritto il territorio di Ponzone. Ponzone [Poncionum, Punzonum, Ponzonum, Pulcio), capoluogo di manda-mento nella prov. e dioc. d'Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato di Casale, intend. prefett. ipot. insin. d'Acqui. Ha un uffizio di posta. E' situato sulla riva destra dell'Erro, a mezzodì dalla città di Acqui, da cui e di-scosto sette miglia. Confina coi territori di Cavatore, Cartosio, Grognardo, Morbello, Pareto, Cassinelle, Sassello: gli sono pure di limite i torrenti Erro, Gallareto, ed Olbicella. Comprende dieci villate: il luogo di Ponzone sorge in montagna. Vi si vedono ancora gli avanzi di un suo vetusto castello.Vi esistono due parrocchie, una nel principale villaggio, e l'altra nella borgata che si denomina Ciglione: la prima ha un'annua rendita di lire 636; sotto il governo francese aveva inoltre duecento lire annue. Ia parrocchia di Ciglione non ha di rendita fissa che lire duecento circa. Eravi un convento di PP. Agostiniani. Ponzone come capo di mandamento ha soggetti i Comuni di Cartosio, Cavatore, Grognardo, e Morbello. La superficie del territorio è di ettari 7,602. I più considerevoli prodotti di questo comune consistono nelle castagne, e nel carbone, cui i terrazzani possono fare in grande quantità essendovi molte foreste. Di minor riguardo, ma di buona qualità, vi sono i prodotti del bovino bestiame, cioè il burro, ed il cacio: squisite pure vi sono le uve, ed altre sorta di frutta, massime le poma, e le prugne. Un qualche vantaggio si ricava eziando dal mantenimento delle bestie lanute. II suolo pietroso, e di tuffo è ingrato quasi dappertutto; e I'agricoltura è al-quanto trascurata. Piu' di una terza parte del territorio è coperta di rocce, e di boscaglie. Non si ha la sollecitudine necessaria per sopravvigilare al taglio dei boschi. I cereali e le civaje non bastano al mantenimento di tutta la popolazione, che deve procurarsi altrove la quantità. Presso 1a villata che chiamasi di Piancastagna si vedono abbondanti pasture. I terrazzani di questo comune sono quasi tutti agricoltori, o carbonari, o mulattieri. Le villate, o frazioni unite a questo capoluogo, sono Ciglione, Caldasio, Piancastagna, Toleto, CimaferIe, Pian del Lago, Erro, Vellero, Prinello, e Pieve. Ciglione è distante dal capoluogo un miglio e mezzo; Caldasio un miglio e due terzi; Piancastagna cinque miglia; Toleto tre; Cimaferle due; Pian del Lago un miglio; Erro tre; Vellero e Prinello un mezzo miglio; Pieve un miglio ed un quarto. I prodotti dell'agricoltura approssimativamente furono calcolati alcun tempo fa nel modo seguente: grano 220 semine piemontesi; meliga 1800; legumi 500; castagne 3000; vino brente 7800; fieno cantara 2400. Nelle opportune stagioni i cacciatori vi fanno buone prede di pernici e di qua-glie. Le vicine correnti d'acqua non iscarseggiano di pesci. La popolazione che sotto il governo francese non era che di 2563 abitanti, somma di presente a 3200 anime. (CASALIS G., Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale, Torino, 1847)


Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri